Dalí in ottobre a Roma a Palazzo Cipolla

 Con un grande evento espositivo dedicato a uno dei protagonisti assoluti dell’arte del

Novecento, la Fondazione Roma, in collaborazione con la Fundació Gala-Salvador Dalí,

con il supporto organizzativo di MondoMostre e con il patrocinio dell’Ambasciata di

Spagna, presenta la mostra Dalí. Rivoluzione e Tradizione, in programma dal 17 ottobre

2025 al 1° febbraio 2026 a Palazzo Cipolla, Museo del Corso - Polo museale, nel cuore

di Roma.

L’esposizione Dalí. Rivoluzione e Tradizione, si inserisce nel quadro delle attività culturali

promosse dalla Fondazione Roma, che ha voluto donare alla città un’istituzione museale a

tutto tondo, mettendo al centro il visitatore e ispirandosi a valori fondamentali come

inclusione, impegno per il territorio e promozione culturale.

Il Museo del Corso - Polo museale, divenuto un vero e proprio polo culturale e cuore

pulsante della vita cittadina, ha aperto ufficialmente i battenti in occasione di uno degli eventi

più significativi del Giubileo: l’esposizione gratuita del capolavoro di Marc Chagall, La

crocifissione bianca, da novembre 2024 a gennaio 2025. Dalla sua inaugurazione, il Polo

Museale, che comprende Palazzo Cipolla e Palazzo Sciarra Colonna, ha già accolto oltre

220.000 visitatori.

Grande riscontro ha avuto la mostra che si è appena conclusa, Picasso lo straniero,

visitata da oltre 80.000 persone e una partecipazione straordinaria a percorsi didattici,

laboratori per bambini e scuole, conferenze pubbliche e attività inclusive realizzate in

collaborazione con realtà come Caritas Roma, la Comunità di Sant’Egidio, l’Associazione

Bambino Gesù, il Villaggio Fondazione Roma e il Centro Diurno della Fondazione Sanità e

Ricerca.

Il nuovo progetto espositivo dedicato a Salvador Dalí si pone in piena continuità con questa

visione culturale e sociale, proseguendo idealmente il dialogo con Pablo Picasso, artista

con cui Dalí ebbe un rapporto profondo e ambivalente lungo tutta la sua carriera.

Sotto la direzione scientifica di Montse Aguer, Direttrice dei Musei Dalí, e la curatela di

Carme Ruiz González e Lucia Moni, l’esposizione Dalí. Rivoluzione e Tradizione si

configura come uno degli appuntamenti culturali più attesi della stagione autunnale, e apre

in concomitanza con la ricorrenza del centenario dalla prima mostra personale dell’artista

spagnolo. In mostra oltre 60 opere tra dipinti e disegni, accompagnati da documenti

fotografici e audiovisivi, che offriranno al pubblico un’immersione totale nell’universo

creativo di Salvador Dalí, artista geniale, controverso, visionario.

Le opere provengono dalla Fundació Gala-Salvador Dalí e da prestigiose istituzioni

internazionali e nazionali, tra cui il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, il

Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, il Museu Picasso de Barcelona e le Gallerie

degli Uffizi, confermando l’importante valore scientifico e museologico del progetto.

Dalí, fin dagli anni della formazione presso la Real Academia de Bellas Artes de San

Fernando di Madrid, si distingue per una mente intuitiva, vigile e assetata di conoscenza. Il

suo interesse non si limita alle arti visive, ma si estende alla scienza, alla letteratura, alla

filosofia e al cinema. Tuttavia, è l’arte il fulcro attorno al quale ruota la sua riflessione: Dalí

studia i grandi maestri del passato, ma al tempo stesso si confronta con le avanguardie

europee, costruendo un linguaggio che fonde tradizione accademica e innovazione

concettuale.

A partire dalla fine degli anni Trenta, Dalí dichiara esplicitamente la volontà di “diventare un

classico”

, indicando in Velázquez, Vermeer e Raffaello i suoi modelli supremi. A loro dedica

studi, omaggi e citazioni, che raggiungono l’apice nella Tabella comparativa dei valori

pubblicata nel trattato 50 segreti magici per dipingere (1948), testo in cui l’artista esalta la

tecnica, la composizione e la maestria come valori fondanti del fare pittorico.

In questa visione, la mostra si presenta come un percorso retrospettivo inedito, costruito

attorno al rapporto tra Dalí e quattro grandi figure di riferimento: tre maestri storici –

Vermeer, Velázquez e Raffaello – e un grande contemporaneo: Pablo Picasso.

Con quest’ultimo, Dalí intrattiene un rapporto ambivalente e affascinante, fatto di stima,

rivalità e confronto intellettuale. Il loro incontro a Parigi nel 1926 segna l’inizio di un legame

che attraversa tutta la carriera di Dalí, culminando nella celebre conferenza Picasso y yo,

tenutasi a Barcellona nel 1951. Nella Tabella comparativa, Picasso è l’unico vivente, oltre a

Dalí stesso, tra gli artisti presenti: un segno della sua centralità nel panorama dell’arte del

XX secolo.

L’allestimento della mostra si articola in quattro sezioni, ciascuna dedicata a uno dei

maestri che hanno plasmato l’arte di Dalí. A queste si aggiunge un approfondimento sui

contenuti del 50 segreti magici per dipingere, con una selezione di disegni e materiali

originali che svelano il metodo teorico e tecnico dell’artista catalano. Si integrano nel

percorso opere che testimoniano l’evoluzione di Dalí dalla pittura accademica alla

sperimentazione verso le tendenze più attuali che confermano la sua inesauribile curiosità,

sempre tesa tra tradizione e rivoluzione.

In occasione del ventennale della Festa del Cinema di Roma, la mostra inaugura una

speciale collaborazione con il festival, valorizzando l’intenso legame di Dalí con il mondo del

cinema, in cui operò come teorico, regista, sceneggiatore, scenografo e attore.

Dalí. Rivoluzione e Tradizione si presenta come un’esplorazione approfondita e colta del

pensiero e dell’opera di uno dei massimi artisti del Novecento, capace di coniugare genio

creativo e rigore tecnico, provocazione e rispetto per il passato. Attraverso un dialogo

continuo con i grandi maestri della storia dell’arte e del suo tempo, la mostra restituisce un

ritratto sfaccettato di Dalí: non solo pittore surrealista, ma intellettuale capace di riformulare i

codici dell’arte moderna in chiave personale, brillante e profondamente colta. Un progetto

che unisce ricerca storica, alta qualità curatoriale e una visione aperta e inclusiva della

cultura, coerente con la missione della Fondazione Roma e del suo Polo museale.


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