Il mondo nuovo. 100 anni di Francesco Somaini al cinema Arlecchino a Milano

 

Se il 2025 è l’anno del ventennale della morte, il 2026 ricorre il centenario della nascita di Francesco Somaini, scultore di fama internazionale, artista e innovatore. A lui e alla sua opera Cineteca Milano, in collaborazione con la Fondazione Francesco Somaini, dedica la mostra “Il mondo nuovo – 100 anni di Francesco Somaini”, che si terrà nel foyer del cinema Cineteca Milano Arlecchino dal 9 settembre al 31 gennaio e che sarà inaugurata, con un evento per la città, il 9 settembre alle ore 18.00. La mostra, che consiste in una galleria fotografica che ritrae l’artista al lavoro e in particolari momenti creativi, sancisce anche la collaborazione tra Cineteca Milano e Fondazione Francesco Somaini. L’esposizione sarà impreziosita dall’opera “Il nauta” mentre in sala, all’inaugurazione, sarà proiettato il cortometraggio di montaggio a cura di Cineteca Milano Il Mondo nuovo, dedicato alla figura di Somaini.

Nel presentare l’evento, scrivono Silvio Soldini, presidente di Cineteca Milano, e Matteo Pavesi, direttore di Cineteca Milano: «Fondazione Francesco Somaini nel 2025 ha depositato presso l’archivio di Cineteca Milano i filmati che ripercorrono, nell’arco di diversi anni, il lavoro dello scultore Francesco Somaini (1926-2005). Sono immagini potenti, estreme, telluriche che ci raccontano l’avventura di ricerca di uno dei massimi artisti italiani. Siamo conviti che questi 16mm, in cui Somaini mette letteralmente a repentaglio la sua stessa vita, interesserebbero molto anche a un regista come Werner Herzog, Leone d’Oro alla carriera 2025, che da sempre vive la realizzazione dei propri film come un’avventura estrema, capace di avvicinare il proprio linguaggio artistico alla verità più nascosta, in questo è assai simile a Somaini. Da sempre uomo di ricerca, Francesco Somaini attraversa dagli anni Cinquanta molte esperienze artistiche realizzando opere monumentali, informali, dialogando con il tessuto urbano delle metropoli, ponendosi in armonia con l’ambiente naturale e il territorio e confrontandosi con la storia e il mito antico. Concretezza e utopia caratterizzano un percorso artistico e umano assolutamente unico.
Se il 2025 segna i vent’anni dalla sua scomparsa, nel 2026 si festeggiano i 100 anni dalla nascita. È in questo frangente che si pone l’omaggio che Cineteca Milano ha organizzato nel foyer del Cinema Arlecchino in collaborazione con la Fondazione Francesco Somaini. Si tratta di una galleria fotografica strepitosa che ci racconta la grandezza del “fare artistico” impreziosita da un’opera di valore come “Il nauta” e l’esposizione del suo casco di lavoro.
Il deposito filmico è stata anche l’occasione che ha ispirato la realizzazione di un cortometraggio di montaggio a cura della Cineteca Milano dal titolo Il Mondo nuovo, un lavoro che incrocia archetipi cinematografici con il mondo di Somaini che sarà presentato nell’inaugurazione della mostra».

La vita e l'opera di Francesco Somaini
Francesco Somaini nasce a Lomazzo (Como) nel 1926. Si forma all’Accademia di Brera (1945-47) sotto la guida di Giacomo Manzù. Nel 1949 consegue la laurea in giurisprudenza. Concorrono alla sua formazione di scultore i numerosi viaggi compiuti in Italia e all’estero fin dalla metà degli anni quaranta. Esordisce alla Quadriennale di Roma nel 1948 ed espone per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1950, dove sarà presente anche nel 1954, 1956, 1958, 1960, 1964, 1976 e 1978. Nel 1955 si iscrive al MAC Espace, intensificando la collaborazione con gli architetti all’insegna della “sintesi delle arti”. In quest'anno brevetta un materiale di sua invenzione: il conglomerato ferrico. Nel 1956 espone a Venezia grandi opere astratte in conglomerato ferrico, subito notate dalla critica internazionale, e tiene la prima personale alla Strozzina di Firenze. Nello stesso anno Léon Degand firma il testo della sua prima monografia. Nel 1957 prende avvio l’importante stagione informale che lo porterà al successo internazionale. In questa fase fonde le sue opere preferibilmente in ferro, piombo e peltro, che poi aggredisce con la fiamma ossidrica e polisce nelle parti concave per accentuare l’espressività del dettato plastico. Nel 1959 riceve il premio come miglior scultore straniero alla Biennale di San Paolo del Brasile. L’anno seguente tiene la prima personale all’Italian Cultural Institute di New York, con la presentazione di Giulio Carlo Argan, ed è invitato con una sala a lui dedicata alla Biennale di Venezia. Nel 1961 ottiene il primo premio della critica alla Biennale di Parigi. In questi anni tiene numerose personali in Italia e negli Stati Uniti e partecipa a tutte le più importanti collettive internazionali. Conclusasi la stagione informale, carica le sue opere di valenze simboliche, ponendo forme di violenta organicità in rapporto con volumi geometrici di impianto architettonico. Nella convinzione che la scultura abbia il compito di riqualificare il tessuto urbano (radicatasi già durante le esperienze compiute a grande scala, dalla seconda metà degli anni sessanta ai primi anni settanta, in Italia e negli Stati Uniti), formalizza le proprie idee a livello utopico in numerosi studi progettuali, pubblicati nel volume Urgenza nella città (1972), realizzato a quattro mani con Enrico Crispolti. Sperimenta una sua specifica tecnica di lavorazione mediante l’uso del getto di sabbia a forte pressione, che diviene a partire dal 1965 componente fondamentale del suo linguaggio plastico. Dal 1975 studia una nuova tipologia plastica, eseguendo tracce a bassorilievo con il rotolamento di una matrice astratta che lascia un’impronta in cui si rivela un’immagine. Nello stesso anno inizia a utilizzare il marmo. Presenta le matrici, le tracce e i fotomontaggi di fantastiche visioni urbane nella sala personale alla Biennale di Venezia del 1978 e in una personale al Lehmbruck-Museum di Duisburg del 1979. Dalla metà degli anni ottanta esegue lavori a grande dimensione in Italia e in Giappone, legati alla dialettica del positivo/negativo, ponendo mano a sculture improntate a un’organicità fortemente vitalistica, che propone nella retrospettiva al Palazzo di Brera a Milano nel 1997. Muore a Como nel 2005. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma gli dedica la prima retrospettiva postuma nel 2007.
Mostra a ingresso libero




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