Lo spettacolo Fata Morgana con Gianfranco Jannuzzo inaugura la nuova stagione del Teatro Manzoni

presenta 


Dal 14 al 26 ottobre 2025
feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30
sabato 25 ottobre ore 15,30 e 20,45
                                                                           

GIANFRANCO JANNUZZO

FATA MORGANA


di Gianfranco Jannuzzo e Angelo Callipo

Scene Salvo Manciagli
Musiche originali Francesco Buzzurro

Regia di Gianfranco Jannuzzo

con 
Chiara Buzzurro (chitarra)
Nicola Grizzaffi (tastiere e piano)
Angelo Palmieri (oboe)
Alessio La China (violoncello)

 

Fata Morgana è uno spettacolo che vede protagonista Gianfranco Jannuzzo, capace di incantare il pubblico con la sua straordinaria verve e il suo talento istrionico. In questo viaggio attraverso i momenti più significativi del suo repertorio teatrale, Jannuzzo alterna brani comici a riflessioni profonde, offrendo un’esperienza che va oltre il semplice intrattenimento. Il suo carisma si fonde con la narrazione, creando un’atmosfera unica in cui aneddoti personali e riflessioni sull’umanità si intrecciano. La regia mette in evidenza la complessità dell’animo umano, esplorando le maschere che indossiamo e le verità nascoste dietro le finzioni quotidiane. Lo spettacolo diventa così un’occasione per ridere, riflettere e commuoversi, svelando le sfumature più intime dell’essere umano attraverso la magia del teatro.

 

 

Note di regia

In questo spettacolo, scritto a quattro mani con quel poeta delicatissimo che è Angelo Callipo racconto, da solo in scena ma accompagnato da quattro musicisti che eseguiranno le musiche scritte appositamente da Francesco Buzzurro, il mito di FATA MORGANA: miraggio, illusione, speranza, le aspettative e i progetti di tutti noi davanti ad un traguardo la cui asticella si alza sempre più e che diventa sogno, magia ma anche consapevolezza di noi stessi. Immerso in bellissima scenografia creata da Salvo Manciagli racconto la mia Sicilia così come l'ho vissuta e conosciuta; la Sicilia che ho imparato ad amare grazie all'amore che ne avevano i miei genitori: allegra e amara al tempo stesso, generosa e spietata, così’ piena di luce, di vita, di contraddizioni. Isola (forse) e Ponte per mille culture. La Sicilia ricca, fertile e ubertosa di Federico II "Stupor Mundi" e la Sicilia umiliata, ferita e vilipesa delle stragi e dei caduti "Orror Mundi". La Sicilia come metafora: un luogo incantato che tutti hanno sempre cercato di conquistare senza mai riuscirci fino in fondo. 
Noi Siciliani abbiamo preso il meglio da Greci, Romani, Arabi, Normanni (e non penso solo a vestigia, monumenti o chiese…) riuscendo a conservare la nostra inconfondibile identità di Popolo. Noi Agrigentini veneriamo un santo nero (San Calò) e questo la dice lunga su cosa pensiamo del razzismo, dell’accoglienza. E raccontando la Sicilia racconto gli Italiani, il grande orgoglio di appartenenza che sente allo stesso modo un Lombardo o un Campano, un Piemontese o un Calabrese accomunati tutti da quello straordinario senso dell’umorismo che ci rende capaci di ridere di tutto e di tutti e soprattutto di noi stessi. Anche agli occhi degli altri, degli Stranieri, siamo così affascinanti proprio perché cosi “diversi”.  Tante culture che ne formano una unica, più grande, che le comprende tutte: quella Italiana!


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