Renata Boero Teleri a Macerata

 

La significativa personale “Renata Boero. Teleri”, con grande seguito e attenzione da parte di pubblico e stampa, prosegue presso i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi a Macerata, fino al 9 novembre. La mostra, curata da Vittoria Coen e Giuliana Pascucci, presenta importanti opere monumentali a parete realizzate tra la metà degli anni Settanta e i primi anni Duemila, che illustrano la feconda poetica dell’artista.

Renata Boero, annoverata fra le figure femminili di spicco nell’arte del secondo Novecento, è attiva sulla scena internazionale dagli anni Sessanta. Una delle prerogative di molti suoi lavori, tra cui quelli che si ammirano in mostra, è l’assenza di supporti fissi che sostengano le tele: il risultato è una fusione simbiotica tra i segni che delineano il racconto cromatico messo in atto dall’artista e l’ambiente circostante, in cui elementi naturali e antropici si mescolano senza riserve. Questa caratteristica permette di entrare in contatto diretto e senza filtri con il nucleo della sua opera, dove spiccano tematiche primordiali legate ai concetti di tempo e memoria.

Organizzata e promossa dal Comune di Macerata, dall’Accademia Belle Arti, dall’Università degli Studi di Macerata, la mostra è patrocinata dalla Provincia di Macerata con la Fondazione Marche Cultura e illustra il significativo percorso dell’artista.

La poetica di Renata Boero trova la perfetta espressione in lavori di grande formato, caratterizzati da reticolati di tinture - ottenute dalla bollitura e dall’ammollo di radici, erbe, tuberi e altri elementi naturali - nei quali natura e spiritualità sono protagoniste del processo creativo.
Questi aspetti si ritrovano nei grandi teleri esposti fra cui alcuni Cromogrammi, nelle Ctò-nio-grafiedescritte invece da “scacchiere” più nette e da tonalità più delicate, esito della permanenza nel terreno per lunghi periodi, come nella composizione Fioritura 1 (1990-2000).

In Cromogramma Giallo (1970-1975)la composizione orizzontale è suddivisa in quattro fasce parallele di rettangoli irregolari i cui colori variano dal giallo intenso e materico, nella parte superiore, a tonalità più profonde nella seconda, più calde e equilibrate nella terza. Questa opera suggerisce un processo di trasformazione lento e stratificato.
Una tale suddivisione degli spazi si ritrova anche in Cromogramma (1975-1980) in cui una griglia scandita da fasce di colori scuri e intensi sono attraversati da sfumature di verde, rosso e giallo. I pigmenti, che lasciano affiorare la grana della tela e le tracce del tempo, sono spesso assorbiti nel tessuto o applicati in modo più trasparente.
Presenta toni più caldi Cromogramma Terra (1980-1990), la cui superficie risulta più testurizzata da pigmenti naturali che, oltre a richiamare processi di ossidazione e decomposizione, evocano una forte connessione con la materia e con il ciclo vitale.
Con la sua forma quadrata, Ctò-nio-grafia “Paesaggio in rosa” (anni 2000) crea una composizione dal forte equilibrio, in cui predominano sfumature di rosa e velature scure, con tracce che sembrano assorbite nel tempo. Nel dittico Ctò-nio-grafia, realizzato anch’esso negli anni 2000, le tele mostrano con una griglia di rettangoli piegati e trame visibili cromie terrose, rosate, violacee, con interventi di nero e marrone fra cui alcune zone molto dense e tridimensionali. Legando arte, corpo e tempo in un processo alchemico, l’opera richiama processi organici e naturali.
Fioritura 1 (1990-2000), allusivo alla ciclicità, alla crescita e alla trasformazione, si presenta come un mosaico che evoca elementi naturali come cortecce, fiori e terra. Le tonalità sono vibranti e intensi, con colori caldi, intervallati da punte di blu e violetto. La composizione sembra espandersi lungo un asse centrale, come se la tela avesse assorbito la natura stessa, e la superficie ondulata, che poggia direttamente sul pavimento, aumenta il senso di contatto con lo spazio e con l’osservatore.

Si evince dalle opere di Renata Boero la necessità di approfondimento e comprensione dei processi naturali in relazione all’azione umana e l’idea di superamento dell’arte come rappresentazione della realtà. Orienta infatti la sua cifra stilistica verso l’interpretazione della pittura come gesto artistico che non ritrae la natura, bensì la ricostruisce concettualmente.

Traendo spunto da questa esposizione, la Scuola di Studi Superiori Giacomo Leopardi organizza - nell'ambito della rete internazionale "Educating Future Citizen" - una Scuola di Alta Formazione, che prevede la presenza dell’artista.

Conclude il percorso espositivo un video che rappresenta una sorta di archivio di gesti compiuti nel fare pittura. La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato da Sagep Editori con le immagini delle opere esposte e testi di Vittoria Coen, Gianni Dessì e Giuliana Pascucci.

Cenni biografici. Renata Boero nasce a Genova nel 1936. Dopo aver trascorso l’infanzia a Torino ed essersi dedicata agli studi umanistici in Svizzera, rientra nella sua città natale per iscriversi al Liceo Artistico, dove è allieva di Emilio Scanavino. Poco più che ventenne inizia ad esporre i propri lavori, si ricordano a tal proposito le sue partecipazioni alla Quadriennale di Roma nel 1959 e nuovamente nel 1986 e nel 1999. Negli anni Sessanta inizia la sua collaborazione con Caterina Marcenaro come restauratrice e, parallelamente, si dedica con passione alla documentazione sulle sostanze naturali, uno dei temi centrali della sua espressione artistica.
Nel 1974 inaugura la serie degli Specchi, una delle quali esposta per la prima volta nel 1978 all’International Cultureel Centrum di Anversa. A Macerata nel 1977 inaugura la personale “Ex radicibus”, titolo espressivo della sua poetica, presso la Gallera Cicconi. È invitata a cinque Biennali di Venezia tra il 1982 e il 2010. Dal 1986 al 2007 è docente all’Accademia di Belle Arti di Brera; nel 2005 è Visiting Professor presso l’Università di San Diego, California. In seguito, tra il 2010 e il 2011 tiene una serie di conferenze e mostre in Argentina.
Fra le principali esposizioni personali si citano i Musei Civici, Monza, 1988; Casa del Mantegna, Mantova, 1992; Museo Diocesano, Milano, 2014; Museo del Novecento, Milano, 2019. Ha partecipato alla Biennale de la critique, Anversa e Charleroi, 1979-1980; alla XVI Biennale di San Paolo, Brasile, 1981; alle mostre presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma nel 2021 e nel 2023. Renata Boero è pienamente inserita nella scena artistica internazionale, le sue opere sono presenti in permanenza in importanti musei nazionali ed esteri.

Palazzo Buonaccorsi. Sede dei Musei Civici, il palazzo, sito nel cuore del centro storico di Macerata, viene progettato nel 1697 da Giovan Battista Contini, allievo di Gian Lorenzo Bernini. Voluto dalla nobile famiglia Buonaccorsi, costituisce uno degli edifici più rappresentativi del Settecento. Il piano nobile ospita esposizioni temporanee, al suo interno tre collezioni distinte: la ricca raccolta di Arte Moderna, quella di Arte Antica, l’area dedicata ali museo della carrozza.



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