– È stata presentata oggi alla stampa la nuova mostra Tristano di Robilant. InAcademia, allestita alle Gallerie dell'Accademia fino al 24 novembre 2025 in occasione della nona edizione di The Venice Glass Week. L’esposizione, curata da Cristina Beltrami, apre un dialogo con la storia e la collezione del museo veneziano attraverso dodici sculture in vetro realizzate dall’artista, collocate tra pianterreno, primo piano e nel cortile palladiano.
Tristano di Robilant. InAcademia è un progetto che muove da un attento studio della collezione e degli spazi del museo, nella consapevolezza delle sue straordinarie unicità. Tristano di Robilant (Londra, 1964) ha varcato la soglia con un’attitudine quanto mai attenta alla costruzione delle collezioni e alle vicende architettoniche dell’edificio, disponendo le proprie sculture secondo un principio di dialogo con l’intorno: le opere in vetro divengono una sorta di inciampo visivo che, come lenti poste strategicamente all’interno del percorso museale, invitano a una riflessione e una lettura “altra” dei capolavori delle Gallerie dell’Accademia. «Non sono sculture dai confini netti, né come forma né come scelta cromatica; mi interessa piuttosto che il vetro raggiunga effetti “pittorici”», afferma Tristano di Robilant.
Le dodici sculture esposte – tutte realizzate a Murano presso la vetreria Anfora grazie all’esperienza un tempo del maestro Andrea Zilio e ora di Andrea Salvagno – sono forme prettamente astratte che eludono angoli spigolosi e che, nel loro fluire sinuoso, sembrano adagiarsi nello spazio.
L’ispirazione letteraria che sottende la mostra proviene dalla passione dell’artista per la poesia, ma anche dalla profonda convinzione che il vetro non sia un materiale “sordo” e sia in grado di evocare stati d’animo e pensieri.
«Il lavoro di Tristano di Robilant – dichiara Cristina Beltrami – si distingue per la capacità di maneggiare il vetro come un materiale della scultura: le opere di Tristano, sospese tra leggerezza dei soffiati e la densità del vetro massello, la trasparenza, l’opacità e la riflettenza, sono presenze, silenziose ma al tempo potenti, capaci di creare nessi inattesi ed accompagnare lo sguardo del visitatore».
Il filo conduttore dell’intero percorso espositivo, scandito dalle dodici sculture, è la parola “evocazione”: ogni opera, infatti, richiama suggestioni, rimandi letterari e riferimenti simbolici che guidano il visitatore attraverso le diverse tappe della mostra.
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