Un grande pannello, poi, realizzato in collaborazione con il Teatro Nazionale di Genova, documenterà con foto di scena, immagini dei protagonisti e materiali informativi l’indimenticabile Moby Dick di Vittorio Gassman portato in scena nel 1992, in occasione delle Colombiadi, come inaugurazione del rinnovato porto antico, concepito dall’architetto Renzo Piano che firmò anche la scenografia dello spettacolo. Il rapporto tra naturale e artificiale è esplorato anche da Janaina Tschäpe in alcuni scatti fotografici, dove indumenti legati insieme e lasciati fluttuare sott’acqua evocano forme marine, in un’atmosfera sospesa tra inquietudine e libertà. Nella stessa sala una parete ospita un grande pannello del Collettivo A Constructed World che riproduce l’interno di un ventre di balena cui si potrà accedere attraverso una scala blu. Mentre uno scatto di Francesco Jodice a un diorama del Museo di Storia Naturale di New York, che ritrae il combattimento tra un calamaro gigante e un capodoglio da sempre percepite come creature mostruose, coglie la presenza di una bottiglia di plastica abbandonata da un visitatore del museo, destinata a resistere al tempo. La Sala del bianco è una sezione dedicata – dopo quella del collezionismo – a un’altra “ossessione”, non solo artistica (espressa in Italia nel Minimalismo degli anni Sessanta e Settanta) ma anche esistenziale e filosofica. Il link è naturalmente l’inafferrabile “Bianca” di Melville, che diventa un pretesto per indagare la ricerca del vuoto e la tangenza con il Mistero. Il “bianco” – come nei whiteout sperimentati dagli alpinisti in alta montagna – è un’esperienza di straniamento dove non esistono confini e dimensioni e tutto viene diluito in una percezione di assenza e di vuoto. In questa sezione sono presenti opere di Ines Zenha (con sculture dalle forme antropomorfe legate a tematiche queer, come lettura critica al romanzo di Melville popolato esclusivamente da personaggi maschili), Dominique White (The Long Emancipation, 2022), Pino Pascali (una ricostruzione di una balena realizzata con tele tese su centine in legno) e lavori provenienti dalla collezione di Villa Croce(Achrome di Piero Manzoni, Bianco di Agostino Bonalumi, Superficie bianca di Turi Simeti, Costellazione di Dadamaino). Completano la Sala del bianco: la fotografia di Paola Pivi in cui ha radunato diversi animali bianchi, dal dromedario all’orso polare fino al topolino, estrapolati dal loro contesto naturali a creare una sorta di nuova Arca di Noè, che destabilizza lo spettatore; e uno still video con colonna sonora di Darren Almond realizzato durante un viaggio in Antartide, che mostra paesaggi segnati dalle infinite sfumature di bianco generate da luce e acqua. Proseguendo il percorso si trova l’installazione Moving Off the Land IV: Joan Jonas, artista novantenne, vera e propria pioniera dell’arte visuale, ha realizzato un lavoro che pone al centro della sua indagine il rapporto a volte conflittuale tra uomo e Natura, indagato in epoche in cui queste tematiche non erano ancora popolari come oggi. Una sala è dedicata al Giappone, grazie ai prestiti dal Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova, con opere che documentano lo sviluppo della caccia alla balena nell’Ottocento, gli strumenti utilizzati e le tecniche. In mostra anche due quaderni di disegni, di Katsushika Hokusai e di Kitao Masayoshi, accanto a un’edizione giapponese di Moby Dick. Si passa poi alla stanza con il diorama di Marzia Migliora, realizzato con inserti di carta tratti da riviste per ragazzi, a evocare lo sfruttamento dei mari, la balena bianca e il mito di Moby Dick. Azionabile dal pubblico, il diorama può essere fatto girare ma anche fermato: per l’artista, è una metafora del ruolo dell’uomo, unico responsabile nel portare avanti questo processo ma anche unico in grado di interromperlo e salvaguardare il mare. Chiude il percorso il video immersivo di Wu Tsang, artista statunitense che vive a Berlino, dal titolo Of Whales, presentato per la prima volta alla Biennale di Venezia. L’opera è una singolare interpretazione del mondo visto dalla prospettiva visiva di una balena. L’opera, della durata di quattro ore, si rigenera continuamente grazie a un programma di intelligenza artificiale rende le immagini sempre diverse. Le immagini sono accompagnate da una colonna sonora dal timbro sacro, che avvolge il visitatore in un’esperienza immersiva e contemplativa. Ad arricchire la mostra, un'esperienza immersiva cinematografica originale in Virtual Reality ispirata a Moby Dick, a cura della società WAY Experience. L’esperienza, della durata di circa 15 minuti, ricostruisce alcune scene chiave della storia a bordo del Pequod e accompagna lo spettatore attraverso le tappe fondamentali del viaggio: la vita dell’equipaggio sulla nave, l’incontro con la Balena Bianca e il leggendario confronto finale tra Achab e Moby Dick. I temi dell’esposizione verranno approfonditi da un ricco programma di conferenze e di laboratori educativi per famiglie e studenti, oltre a visite guidate e workshop tematici. IL PODCAST: “VERSO LA BALENA” In occasione della mostra viene prodotto da Chora Media il podcast “Verso la balena”. Quattro puntate di venti minuti ciascuna con interventi di musicisti, registi teatrali, attori, scrittori e gli stessi artisti presenti in mostra. Ogni episodio racconta uno degli aspetti del nostro rapporto con le balene: bellezza, conflitto, mito, ricerca. La voce narrante è di Simone Pieranni, giornalista e scrittore che ha viaggiato e vissuto all’estero per molti anni, rimanendo sempre molto legato a Genova, la sua città di origine. |
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