Remo Salvadori a palazzo reale di Milano durante l’estate

Milano racconta l’opera di Remo Salvadori (Cerreto Guidi, 1947) con una mostra diffusa che coinvolge tre luoghi simbolici della città – Palazzo RealeMuseo del Novecento e



 la chiesa di San Gottardo in Corte – offrendo al pubblico un'esperienza immersiva nella pratica e nel pensiero dell’artista.
 
La mostra, promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale ed Eight Art Project in collaborazione con Museo del Novecento e la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano e con il patrocinio del Ministero della Cultura, è curata da Elena Tettamanti e Antonella Soldaini.
 
L’accesso alla mostra, allestita al primo piano di Palazzo Reale, è gratuito così come la visione dell’opera collocata all’ingresso del Museo del Novecento. L’accesso alle opere nella Chiesa di San Gottardo in Corte è a pagamento con il biglietto del Museo del Duomo.    
 
Un percorso in più capitoli, tra arte e musica
Dopo un’introduzione alla poetica di Remo Salvadori attraverso l’esposizione di sei opere storiche rimeditate per l’occasione, distribuite tra la Sala delle Cariatidi e la Sala del Piccolo Lucernario di Palazzo Reale (tenutasi tra il 2 e il 14 luglio) e il Museo del Novecento, la mostra prosegue con l’apertura dell’antologica tra le sale al primo piano di Palazzo Reale e la chiesa di San Gottardo in Corte.
 
La mostra diffusa è accompagnata da due appuntamenti, tra arte e musica, che offrono letture inedite dell’opera dell’artista.
 
Martedì 15 luglio 2025, ore 19.30, durante l’inaugurazione della mostra, e martedì 9 settembreil compositore Sandro Mussida eseguirà, in una delle sale del piano nobile, un’inedita azione musicale al pianoforte ispirata all’universo poetico di Salvadori. Sempre martedì 9 settembre verrà presentato a Palazzo Reale il catalogo dell’esposizione.
 
Palazzo Reale
La mostra riunisce un corpus di cinquantanove opere emblematiche a comporre la più vasta personale dedicata all’artista. Il percorso espositivo si distanzia dal concetto tradizionale di rassegna monografica e cronologica perché ideato dall’artista e dalle curatrici in modo che ogni elemento in gioco sia contaminato dall’opera, dalla presenza del visitatore e dallo spazio che li accoglie. L’esposizione acquista così il suo significato più autentico “nel momento” del suo farsi: “Non cerco un approdo. Non cerco un’opera che mi rappresenti ma ‘sto’ con lei continuamente. Sono ‘nel momento’ e così tengo acceso ‘il fuoco’” (Salvadori). L’allestimento, concepito per portare attenzione sul presente, mette in relazione opere con una forte importanza dal punto di vista storico e nuove installazioni site-specific, in un ritmo visivo che genera associazioni profonde e inattese. La mostra valorizza costantemente il dialogo tra l’opera e l’architettura che la accoglie, alternando momenti di densità espositiva a episodi in cui l’energia del singolo lavoro viene amplificata.
 
La curatrice Elena Tettamanti osserva: “Il progetto della mostra è nato ponendo l’attenzione sui nuclei tematici rappresentativi dell’opera di Remo Salvadori. Le opere con cui l’artista esprime il proprio universo - al di fuori di ogni riferimento contingente e temporale - consentono al visitatore di entrare in relazione con Salvadori. Un invito a diventare figura partecipativa dell’evento, “nel momento” del suo farsi all’interno di uno spazio che è estensione ideale del suo studio”.
 
“Come se ci si trovasse ad attraversare una sequenza di “stanze” che abitano il pensiero dell’artista”, commenta la curatrice Antonella Soldaini, “il visitatore, oltre che esperire una maggiore conoscenza della propria sensibilità, quando messa a contatto con le opere, avrà la possibilità in questa occasione espositiva, di essere coinvolto in un dialogo tra sé e l’altro, in una reciprocità da cui si sviluppa un nuovo modo di vedere l’esistente e da cui prendono vita inedite modalità di relazionarsi”.
Installation view © Altopiano 
A introdurre al mondo di Remo Salvadori è l’installazione Continuo infinito Presente 1985 (2007), che occupa il centro della Sala dei Ministri e si presenta come un cerchio composto da una serie di cavi d’acciaio intrecciati.
 
Nella Sala del Trono è presente No’ si volta chi a stella è fisso2004 (2025), un’opera che ricopre un significato particolare. Già presentata durante l’anteprima della mostra diffusa dell’artista nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, l’opera, fatta di metallo lucido, assume un diverso aspetto a seconda dello spazio in cui è esposta, incarnando in questo modo i concetti di mutevolezza e adattabilità che sono propri del linguaggio dell’artista.
 
Nella sala successiva si trovano diverse elaborazioni di Germoglio, una grande opera composta da cerchi di diverse dimensioni intersecati tra loro, sviluppata dall’artista sia in forma pittorica sia in forma scultorea, qui proposta in quattro differenti versioni a parete in una scansione temporale che va dal 1988 al 2017.
 
Al centro della stessa sala si incontra l’opera tridimensionale Lente liquida 1998 (2024): quattro contenitori di vetro tutti della stessa altezza, ma di diametro diverso, riempiti di acqua fino all’orlo. A unirli idealmente tra loro è un quinto cerchio sottile di rame e foglia d’oro posto sulla loro sommità a evidenziare la forma di una stella che si viene a creare accostandoli. La presenza dell’acqua è strettamente collegata al processo naturale e alla trasformazione della materia di cui fa parte anche Germoglio e che costituisce una fonte di interesse per l’artista sin dagli anni Novanta.
 
Sullo stipite di una delle finestre è collocata Nel momento1974 (2025), un’opera che ha tra le sue peculiarità quella di interagire con lo spazio circostante; in questo caso il lavoro sarà visibile sia dall’interno di Palazzo Reale che dall’esterno, dalla piazza del Duomo.
Esemplificativa della ricerca sulla materia condotta da Salvadori è Verticale, di cui sono esposte nella Sala degli Specchi alcune versioni realizzate nel corso degli anni novanta e nei primi anni duemila. Un foglio di rame arrotolato a comporre un cilindro, tenuto stabile da un filo di rame, costituisce un appoggio per oggetti di forme e materiali diversi, come vetro, ferro, legno, ceramica. Il rapporto tra gli elementi contribuisce a creare tensione tra alto e basso, tra spazio fisico e visione.
 
Anfora e modello 1982 (2025), composta da un’anfora in gesso circondata da cerchi in metallo che fanno parte dell’opera Continuo infinito presente, occupa il centro della stanza: seppur immobile nella sua dimensione scultorea, con la sua forma allude all’idea di trasporto e di traghettamento, fino a diventare la trasposizione antropomorfa della figura di san Cristoforo che porta il Cristo bambino sulle spalle attraverso il fiume, qui rappresentato anche in un piccolo quadro d’epoca.
 
Nella sala successiva è visibile Stanza delle tazze, 1986, risultato della ricerca di Salvadori sulla dimensione concettuale del cerchio, come forma capace di suscitare degli interrogativi: dalla sovrapposizione di un cerchio e due ellissi hanno origine le tazze, la cui superficie bidimensionale è resa tridimensionale dall’apparizione dell’ellisse. La versione qui presentata a occupare tre pareti è quella esposta allo Stedelijk di Amsterdam nella mostra Correspondentie Europa nel 1986.
 
Nel percorso si incontrano una serie di opere intitolate L’osservatore non l’oggetto osservato: una struttura in ferro e oro simile a un cavalletto rivela l’influenza di scienza e filosofia nella ricerca artistica di Remo Salvadori, che qui riflette sul ruolo dello sguardo. Nella mostra le opere singole sono raggruppate come a formare un assembramento che viene osservato e nello stesso tempo osserva quanto accade attorno a sé, creando in questo modo una sorta di cortocircuito. Nella stessa stanza la mostra raccoglie altri lavori in cui il metallo funge da denominatore comune: Tazza nel momento 1995 (2004), composta da quaranta elementi in piombo, stagno, ferro, rame, argento e oro, trova posto alla parete insieme a due versioni di Nel momento 1974 (2000 e 2016), opera sulla quale Remo Salvadori è tornato a più riprese, passando da piccoli formati a interventi monumentali.
 
Nel corridoio di passaggio alla sala successiva, la mostra presenta due acquerelli su carta dal titolo Ecce homo (1985), che introducono all’opera omonima realizzata in rame, visibile nella sala contigua.
Ad affiancarla è un’altra versione di Nel momento 1974 (2022) composta da rombi in rame di diverse dimensioni che si alternano a formare una composizione verticale lungo la parete; una versione del 2007 composta da 111 elementi in piombo fronteggia invece Stella (2017), un tavolo dal piano in vetro sorretto da elementi in rame, dalla duplice funzione scultorea e pratica. Su Stella il pubblico è invitato ad appoggiare le proprie cose, utilizzandolo come punto di sosta in nome di un inaspettato senso di convivialità e condivisione. In questa sala è collocata anche la prima versione di Continuo Infinito Presente1985, che misura 22 centimetri di diametro.
 
Un lato della sala è occupato da Alfabeto 2013 (2016), che si compone di sette elementi in piombo, stagno, rame, ferro, mercurio, argento e oro: ogni metallo è presente e formalmente risolto in modo diverso, a comporre un alfabeto. Completa l’allestimento della sala Triade, realizzato nel 1989 da Salvadori in un momento di riflessione sul concetto della figura triadica. L’opera si presenta composta di tre bottiglie in bronzo congiunte tra loro da un sottile tubicino di rame, a comporre due cerchi tangenti, divisi da una linea verticale. 
 
A conclusione del percorso il pubblico incontra nuovamente la Stanza delle tazze 1986 (1991), ulteriore elaborazione dell’omonimo lavoro del 1986, visibile in una sala precedente, in cui il rame diviene elemento centrale. L’opera è posta in dialogo con un pianoforte il quale, utilizzato da Sandro Mussida durante l’inaugurazione e la chiusura della mostra, rimane a testimonianza dell’attenzione riservata alla dimensione sonora nella poetica dell’artista.

Museo del Novecento 
Due opere di Remo Salvadori al Museo del Novecento completano l’esposizione. Alveare, 1996 (2024) una fitta sequenza di sottili bacchette di rame sistemate una a fianco all’altra a diversa distanza, presentata per la prima volta nel 1996. Al Museo trova posto lungo la grande parete posta al lato della rampa d’accesso, dove resterà in modo permanente, entrando a far parte della collezione del Museo. Salvadori interviene anche con Nel momento, 1974 (2025), che insiste sul lucernario posto nella sala che precede lo spazio archivi del Museo. 
 
Chiesa di San Gottardo in Corte
Un ulteriore capitolo della mostra si apre nella chiesa di San Gottardo in Cortedal 18 luglio al 31 agosto 2025, l’opera 10 frecce nei colori di minerali 1969-1970, entra in dialogo con l’architettura sacra, offrendo un’esperienza contemplativa al di fuori dello spazio museale. Il lavoro esposto per la prima volta nel 1970 e poi nuovamente durante la 8e Biennale de Paris del 1973, è collocato al centro dello spazio antistante l’affresco di scuola giottesca e delimitato da quattro colonne.
10 frecce nei colori di minerali è esposta in relazione con Stella, 2025. Realizzato appositamente per quest’occasione, il lavoro trova un rapporto ideale con l’opera soprastante e rimanda nella sua forma a una dimensione cosmologica.
 
Il catalogo
La mostra è accompagnata da un catalogo in due volumi, contenuti in un cofanetto, edito da Silvana Editoriale. La pubblicazione approfondisce le principali tematiche della ricerca di Salvadori con un approccio multidisciplinare che si rifà al concetto, tanto caro all’artista, di “cantiere” segnato dall’interazione di figure diverse nel processo espositivo, creativo, redazionale.
 
Il primo volume contiene un testo, una conversazione delle curatrici Elena Tettamanti e Antonella Soldaini con l’artista e i contributi di 34 autori, esperti non solo di arte ma di filosofia, storia, ermeneutica, ai quali sono stati assegnati trentatré lemmi che sono parte dell’universo artistico di Salvadori. Al progetto editoriale hanno preso parte sia intellettuali che conoscono l'opera di Salvadori da lungo tempo, sia giovani ricercatori, che si sono avvicinati al suo lavoro per la prima volta in questa occasione e che fanno parte del mondo della ricerca contemporanea.
Alle loro voci si aggiungono quelle di coloro che hanno accompagnato Salvadori durante la sua vicenda artistica, come quelle di Germano Celant e Pier Luigi Tazzi, due tra le figure più significative che sin dall'inizio dell'attività dell’artista, cominciata negli anni Settanta, lo hanno affiancato con la lettura critica della sua opera, contribuendo all’evolversi del suo percorso umano e professionale.
 
Il secondo volume raccoglie le immagini di tutte le opere che hanno fatto parte del progetto, da Palazzo Reale al Museo del Novecento, alla chiesa di San Gottardo, sino alle performance e alla partitura inedita di Sandro Mussida. La configurazione è quella di un leporello che può essere esposto aperto.
La mostra si inserisce nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, il programma multidisciplinare, plurale e diffuso che animerà l’Italia per promuovere i valori Olimpici e valorizzerà il dialogo tra arte, cultura e sport, in vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali che l’Italia ospiterà rispettivamente dal 6 al 22 febbraio e dal 6 al 15 marzo 2026. Lo sport e la cultura, in questo caso una mostra d'Arte Contemporanea, condividono lo stesso interesse nel fare entrare, soprattutto le generazioni più giovani, a contatto con i valori educativi, sociali e di crescita rappresentati da queste due realtà, le quali stimolano processi e pratiche creative che aiutano la coesione sociale.

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