Il Genio di Milano alle Gallerie d’Italia

Il Genio di Milano: come la città più inclusiva d’Italia ha creato la sua immagine in una mostra alle Gallerie d’Italia


In quella bomboniera che sono le Gallerie d’Italia in piazza della Scala a Milano si è svolta mostra, intitolata Il Genio di Milano. Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento, conclusasi il 16 marzo 2025 è stato un omaggio alla città meneghina attraverso tutti i grandi artisti forestieri che nel corso dei secoli hanno trovato qui eccezionali opportunità per realizzare le loro aspirazioni anche grazie a un mecenatismo e un collezionismo lungimiranti. 

La cattedrale degli stranieri

Partiamo con i Visconti dalla fine del medioevo con la erigenda Fabbrica del Duomo quando maestri stranieri che avevano lavorato alla costruzione delle grandi cattedrali scesero in città per realizzare un edificio religioso inedito con una profusione di marmi ispirata alle opere in Francia e in Germania.  Si creò così una collaborazione, talvolta forzata, tra ingegneri e architetti d’oltralpe e le maestranze lombarde. Ma la chiave di volta fu la risoluzione dell’annosa questione della costruzione del tiburio dove arrivarono anche dei grandi artisti italiani, il Filarete, Bramante e Leonardo.

Un fiorentino a Milano

Lungamente ospite della città Da Vinci si propose al duca Ludovico il Moro come esperto di tecniche militari. Solo alla fine della celebre lettera di presentazione allo Sforza accenna alle sue capacità di scultore architetto e pittore. La profonda ispirazione del genio toscano anche grazie ai suoi allievi ed epigoni sarà presente per molti decenni.

Federico Borromeo e i fiamminghi

Il Cardinale citato nei Promessi Sposi fece moltissimo per la città con la Biblioteca e Pinacoteca Ambrosiana portando capolavori delle Fiandre grazie alle acquisizioni di maestri come Paul Bril e Jan Brueghel con le loro invenzioni sulla nascita della pittura del paesaggio e della natura morta che influenzarono i pittori italiani. 

Il primato di Venezia

Nel settecento fu la Serenissima a diventare il modello da seguire con i vari  Tiepolo e Bellotto ma è Sebastiano Ricci che più incise sul tessuto artistico locale, insieme al genovese Magnasco coi suoi piccoli dipinti eseguiti di tocco quasi solamente sbozzati.

Piermarini e l’era moderna

Siamo in piena epoca neoclassica e la nomina dell’architetto cambiò volto alla città con la costruzione della Scala e di Palazzo Reale, sino alla contigua Villa Reale di Monza.  L’arrivo di Napoleone portò anche grandi artisti come Pollack, Appiani. La restaurazione che vide il ritorno degli austriaci e i primi moti risorgimentali ebbe come assoluto protagonista Hayez.

Divisionismo e avanguardia futurista

Dopo l’unità d’Italia si affacciò una serie di nuovi artisti tra cui Previati, Pelizza da Volpedo, Morbelli e Segantini cui seguì il Futurismo di Boccioni, attratto dalla città più moderna e industrializzata, ideale terreno per il laboratorio futurista.

Dal “ritorno all’ordine” a Fontana 

La nascita dei totalitarismi non frenò il ruolo chiave della città anche grazie ai movimenti artistici promossi da Margherita Sarfatti e dopo il disastro della guerra i fermenti scoppiarono nella seconda metà del Novecento con maestri come Fontana e Melotti per giungere fino ai giorni nostri, chiudendo questa straordinaria carrellata nel mondo dell’arte. 

Mostra assolutamente imperdibile. 

Non di solo circenses vive l’uomo 

Consigliamo di chiudere questa full immersion meneghina con un risotto allo zafferano, magari da Voce, bistro del museo e costola del grande ristorante Aimo e Nadia. Impeccabile e gustoso. 





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